Il trasferimento d’azienda è il negozio giuridico con cui l’imprenditore può vendere, cedere o comunque mutare la titolarità della propria azienda o parte di essa. Si può verificare in caso di cessione, fusione, affitto dell’azienda e altre situazioni simili.
Anche se l’impresa passa a un nuovo proprietario, i lavoratori non perdono il loro posto. La legge, infatti, tutela la continuità del lavoro e dei diritti.
Cosa dice la legge italiana
Gli effetti del trasferimento d’azienda sui lavoratori sono regolati dell’articolo 2112 del Codice civile che dispone, in caso di trasferimento d’azienda, la continuità del rapporto lavorativo alle dipendenze e sotto la direzione anche del nuovo titolare.
A questa norma si affianca la Direttiva europea 2001/23/CE, che fissa regole comuni nei Paesi UE per garantire la tutela dei lavoratori in caso di cessione d’azienda.
Chi lavora in un’azienda che viene trasferita non deve firmare un nuovo contratto. Il rapporto di lavoro prosegue senza interruzioni, con lo stesso stipendio, la stessa anzianità e le stesse condizioni.
I principali diritti garantiti dalla legge sono:
- Continuità del contratto: il nuovo datore di lavoro deve mantenere le stesse condizioni contrattuali del precedente, sia quelle individuali sia quelle previste dal contratto collettivo.
- Responsabilità per i crediti maturati: il vecchio e il nuovo datore rispondono insieme dei debiti da lavoro (es. ferie non godute, TFR, mensilità arretrate). Sono quindi responsabili in solido.
- Applicazione del contratto collettivo: il contratto collettivo in vigore al momento del trasferimento resta valido fino alla sua scadenza, salvo che venga sostituito da un altro di pari livello.
- Divieto di licenziamento: il trasferimento d’azienda, da solo, non è motivo valido per licenziare un dipendente. Se ci sono licenziamenti collegati al passaggio, devono essere giustificati da motivi economici oggettivi e dimostrabili.
- Consultazione sindacale obbligatoria: se l’azienda ha più di quindici dipendenti, è obbligatoria una consultazione con i sindacati almeno venticinque giorni prima del trasferimento. Le parti devono discutere l’impatto sull’occupazione e sulle condizioni di lavoro.
- Termine per impugnare il trasferimento: se il lavoratore ritiene che il trasferimento sia illegittimo o lesivo dei suoi diritti, ha sessanta giorni per contestarlo e, se necessario, altri centottanta per fare causa.
Ovviamente, il diritto alla continuità del rapporto lavorativo deve essere controbilanciato con il diritto dell’imprenditore di disporre della propria azienda e di rispondere alle esigenze di mercato. In altri termini il mantenimento dei livelli retributivi deve e può essere bilanciato con i costi di mercato.
Il bilanciamento dei due interessi e quindi la possibilità di ridurre i livelli retributivi durante un trasferimento d’azienda sono procedure complesse è una procedura complessa con fonti normative di stampo giurisdizionale ed europeo e pertanto richiedono una oculata valutazione.
Quando è fondamentale l’aiuto di un legale
Il trasferimento d’azienda è un’operazione complessa che coinvolge aspetti giuridici, economici e sindacali, e talvolta i lavoratori possono trovarsi in situazioni delicate, soprattutto se in presenza di accordi poco trasparenti o condizioni sfavorevoli.
Rivolgendosi a uno studio legale specializzato in diritto del lavoro, un lavoratore coinvolto in una cessione o fusione aziendale può capire se il trasferimento è stato fatto secondo le regole, verificare il rispetto dei suoi diritti, contestare eventuali irregolarità e seguire una procedura di impugnazione nei tempi corretti.














