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licenziamento disciplinare

Il licenziamento disciplinare

Come si impugna il licenziamento.

Licenziamento disciplinare: termini per impugnare e procedura

È necessario distinguere fra il procedimento di impugnativa e le cause di illegittimità del licenziamento disciplinare.
Come già visto precedentemente (“le motivazioni del licenziamento”) i casi in cui è possibile irrogare il licenziamento sono tassative; purtuttavia la valutazione della legittimità della causa apposta al licenziamento è assolutamente personale.
La medesima reazione violenta ad una minaccia potrà essere causa di licenziamento per un cassiere di banca e ragione di encomio per un vigilante privato.

Per la valutazione della sussistenza della causa giustificatrice è necessario rivolgersi ad un esperto che potrà soppesare la singola problematica.
Parallelamente alla motivazione del licenziamento deve essere valutata la forma dello stesso.

L’irrogazione del licenziamento disciplinare

Il licenziamento per fatto del dipendente deve essere sempre preceduto dalla contestazione disciplinare.
La contestazione disciplinare deve rispondere ai requisiti di puntualità, tempestività, specificità e proporzionalità (seppure si ricorda che il requisito della proporzionalità è stato parzialmente ridimensionato con l’introduzione del jobs act).
La contestazione disciplinare deve contenere al suo interno la specifica contestazione dell’illecito contestato e la richiesta delle giustificazioni del lavoratore entro congruo termine.
Con la contestazione disciplinare la motivazione si “cristallizza”. Il futuro licenziamento non potrà essere irrogato per fatti diversi da quelli contestati.

Le giustificazioni

Le giustificazioni del lavoratore alla contestazione disciplinare sono un atto personalissimo, e prima difesa dal licenziamento illegittimo. Non vi sono formule sacramentali o formalità. L’importante è che le giustificazioni siano firmate dal dipendente, attinenti alle asserite violazioni contestate, motivate ed inviate nel termine richiesto.
Non sono richiesti particolari elementi di diritto seppure alcuni avvocati diritto del lavoro utilizzano rimandi alla contrattazione collettiva ed a precedenti giurisprudenziali.

L’irrogazione del licenziamento

A seguito della ricezione delle motivazioni, il datore di lavoro deciderà la sanzione applicabile. La scelta delle sanzioni dovrà seguire i criteri della contrattazione collettiva e, qualora ricada nella sanzione del licenziamento dovrà essere motivata dalla rescissione del vincolo fiduciario alla base del rapporto lavorativo.

Anche in questo caso la scelta di licenziare per giusta causa piuttosto che per giustificato motivo soggettivo è critica. Il ritardo del lavoratore non può certo costituire giusta causa per il licenziamento, ma qualora la condotta sia stata sanzionata più volte potrà fondare licenziamento per giustificato motivo soggettivo.

L’impugnazione del licenziamento

A seguito dell’irrogazione del licenziamento, il lavoratore che vorrà impugnare la sanzione disciplinare dovrà procedere all’impugnativa stragiudiziale dello stesso entro sessanta giorni dall’irrogazione. Negli ulteriori centottanta giorni, qualora il licenziamento non sia stato revocato, sarà necessario impugnare il licenziamento in sede giudiziale.

Tutto il procedimento di contestazione, giustificazioni e irrogazione della sanzione vive di un particolare equilibrio dettato dalla disciplina di settore. Per queste ragioni è sempre bene affidarsi ad un professionista che possa tutelare i diversi interessi in gioco, nel rispetto dei termini e delle formalità. Se hai bisogno di un avvocato roma e di consulenza legale roma, puoi rivolgerti al nostro studio legale roma, che ti seguirà con elevata professionalità.

Leggi anche: il licenziamento

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